800 CERTIFICATI DI MALATTIA IN UN ANNO. ECCO COME UN MEDICO SI E’ MESSO NEI GUAI (video)

Nell’arco di un anno, i dipendenti comunali di Villafranca Sicula avevano inoltrato più di 800 certificati medici, quasi tutti rilasciati dallo stesso medico di base.

C’è anche questo dettaglio sullo sfondo dell’inchiesta dei carabinieri della compagnia di Sciacca sfociata nell’emissione di dodici misure cautelari.

Le ordinanze, applicative della misura cautelare degli arresti domiciliari per il medico e dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per tutti gli altri, sono state emesse al culmine di un’attività investigativa svolta dai militari dell’Arma e coordinata dalla Procura della Repubblica di Sciacca, in tema di contrasto al fenomeno del cosiddetto “assenteismo”.

I reati contestati vanno dalla truffa aggravata e continuata in danno dell’Ente Pubblico alla falsità in certificati medici. Tra i tanti dipendenti comunali coinvolti nell’attività investigativa, spiccano anche alcuni impiegati con funzioni di responsabilità che hanno agevolato il personale assenteista strisciandone il badge per attestare la presenza.

La complessa e articolata attività d’indagine, eseguita con servizi di osservazione e pedinamento, ma anche mediante sistemi di videoripresa ed intercettazione di comunicazioni, ha evidenziato continue condotte illecite poste in essere da buona parte del personale dipendente, che era solito allontanarsi dal luogo di lavoro per svolgere attività di esclusivo interesse personale.

Il comune di Villafranca Sicula con una popolazione di circa 1300 residenti, ha 71 impiegati in servizio presso l’ente comunale i cui “comportamenti lavorativi” sono stati monitorati nel corso delle indagini. Le condotte di alcuni si concretizzavano sostanzialmente nelle già note timbrature multiple dei badge personali e nelle attestazioni di servizi notturni mai eseguiti (un dipendente era solito strisciare il badge in piena notte senza che alcun dirigente verificasse le reali esigenze di servizio); è stato inoltre accertato come il custode di una antica villa di interesse storico-monumentale       “Villa Musso”, pur risultando presente in servizio, in realtà non svolgeva il proprio lavoro tenendo chiusa la struttura e quindi non fruibile al pubblico.

Emblematico il caso di una Dirigente di Settore che, sistematicamente in determinati giorni della settimana, disponeva che il proprio coniuge, dipendente di altro Settore, venisse impiegato in qualità di autista personale al fine di potersi allontanare con lo stesso dall’ufficio recandosi nei comuni limitrofi di Ribera e Sciacca per fare shopping o commissioni di natura privata.

Inoltre, l’indagine ha posto l’accento sull’analisi del massiccio aumento delle certificazioni di malattia presentate dai dipendenti dell’ente pubblico con l’approssimarsi dell’autunno, soprattutto in corrispondenza del periodo solitamente dedicato alla raccolta delle olive.

Tale attività investigativa, protrattasi per alcuni mesi, ha consentito ai militari della Stazione di Burgio, mediante l’acquisizione documentale eseguita presso la locale sede INPS, di accertare che, Tale anomala quantità di certificazioni induceva gli inquirenti ad una più attenta valutazione della reale natura degli stati di malattia asseritamente diagnosticati, spostando l’attenzione sulle attività dello studio medico interessato. In tal senso si riscontrava che, effettivamente, quando i dipendenti comunali necessitavano di maggiore libertà d’azione, si avvalevano della collaborazione del medico di base compiacente, che certificava al telefono la malattia dei pazienti senza verificarne il reale stato di salute. In alcuni casi, soprattutto quelli in cui il paziente richiedeva con urgenza il rilascio del certificato medico, la redazione “su commissione” veniva eseguita direttamente dalla segretaria del professionista.

Nel corso delle indagini è emerso inoltre che lo stesso medico, pur di far risparmiare ai propri assistiti le somme da versare per l’acquisto dei farmaci più costosi o per il pagamento delle visite specialistiche, proponeva, di sua iniziativa, l’intestazione delle relative ricette a soggetti terzi con il requisito dell’esenzione ticket, così da porre il costo dell’intera prestazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale.


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