36 ANNI FA LA MAFIA UCCIDEVA PIERSANTI MATTARELLA
Una fotografia in bianco e nero che mostra un uomo ferito all’interno di un’auto e un altro uomo che cerca disperatamente di soccorrerlo. Respirava ancora il Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella in quel terribile 6 gennaio 1980, quando suo fratello Sergio (Oggi Presidente.
Quel 6 gennaio di 36 anni (1980), in via Libertà a Palermo, la famiglia Mattarella stava andando a messa ma non ci arriverà. Davanti al civico 147, infatti, una grandine di pallottole sorprende, sotto gli occhi di moglie e figli, Piersanti Mattarella, 44 anni, Presidente della Regione Sicilia, in quel momento senza scorta: non arriverà vivo in ospedale.
Sergio Mattarella, il fratello minore di Piersanti, in quel momento fa il professore di diritto ma quel giorno la sua vita cambierà. Si lascerà definitivamente alle spalle la tranquilla carriera di docente per lanciarsi nella politica attiva.
Quello di Piersanti Mattarella è uno dei primi delitti eccellenti in Sicilia. La mafia diventerà più arrogante e aggressiva puntando in alto e uccidendo non solo politici ma anche magistrati e inquirenti.
Piersanti Mattarella fece una chiara scelta di campo. Il magistrato Giancarlo Caselli, in un’intervista a Repubblica del 12 agosto 1997, descrisse Piersanti Mattarella “un democristiano onesto e coraggioso ucciso proprio perché onesto e coraggioso”.
L’ex Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, nel libro “Per non morire di mafia”, ha scritto che Piersanti Mattarella “stava provando a realizzare un nuovo progetto politico-amministrativo, un’autentica rivoluzione. La sua politica di radicale moralizzazione della vita pubblica, secondo lo slogan che la Sicilia doveva mostrarsi “con le carte in regola”, aveva turbato il sistema degli appalti pubblici con gesti clamorosi, mai attuati nell’isola”