29 ANNI FA LA MAFIA UCCIDEVA IL GIUDICE ISTRUTTORE ROCCO CHINNICI CON UN’AUTO IMBOTTITA DI ESPLOSIVO

Il 29 luglio 1983 a Palermo veniva ucciso con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo, all’età di cinquantotto anni, il giudice istruttore Rocco Chinnici. Ad azionare il detonatore che provocò l’esplosione fu il killer mafioso Antonino Madonia. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall’esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico Stefano Li Sacchi.

In Assise il giudice Antonino Saetta si contraddistinse per le dure pene inflitte ai killer di Rocco Chinnici; fu anche lui ucciso, insieme al figlio Stefano, in un tragico attentato il 25 settembre 1988 a Caltanissetta.

“Con quella strage – dichiara il presidente della Regione-, Cosa nostra alzava il tiro e colpiva l’ideatore del pool antimafia, inventore di un nuovo e virtuoso sistema investigativo, basato sulla condivisione delle indagini tra i vari giudici e sugli accertamenti bancari. Chinnici, che aveva voluto al suo fianco i giovani colleghi Falcone e Borsellino, seppe imprimere una svolta nella lotta alla mafia, gettando le basi del primo maxi processo. Il rigore morale e l’attaccamento al dovere caratterizzarono la vita del giudice Chinnici e proprio queste sue eccelse virtu’ ne decretarono la morte. Con affetto e commozione, mi stringo con solidarieta’, insieme a tutto il governo regionale, che fino a qualche settimana fa ha avuto l’onore di avere come componente la dottoressa Caterina Chinnici, ai parenti del giudice e delle altre vittime, cadute per mano mafiosa”.

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