26 ANNI FA LA STRAGE DI VIA D’AMELIO. SENZA VERITA’ SUL DEPISTAGGIO DI STATO NON CI SARA’ GIUSTIZIA

Era il 19 luglio 1992 – cinquantasei giorni dopo la strage di Capaci – quando l’esplosione di una Fiat 126 imbottita di tritolo squarciò, in un pomeriggio afoso, via Mariano D’Amelio, dilaniando i corpi del giudice Paolo Borsellino, dei suoi agenti di scorta Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano. Ventisei anni dopo, per non dimenticare quel drammatico pomeriggio, tessera del mosaico di una stagione di sangue gravida di misteri e depistaggi, oggi i comuni siciliani – attraverso il mondo scolastico, delle istituzioni, del volontariato e dell’associazionismo – si mobilitano con diverse iniziative. Con via D’Amelio a Palermo epicentro del ricordo.

«Via D’Amelio dopo l’esplosione fu trattata come una piazza sulla quale far correre i bufali. Il depistaggio sulle responsabilità della morte di mio padre e della sua scorta è un fallimento per tutti: le istituzioni, il Paese, le generazioni future. Per questo la mia famiglia non smetterà di chiedere la verità come giornalmente fa».

Sulle tenebre di via D’Amelio, Fiammetta Borsellino parla di nuovo, stavolta appena fuori dalla porta della commisione antimafia dell’Ars dove ieri si è seduta per essere ascoltata. Su quelle tenebre saranno sentiti i magistrati che a Caltanissetta indagarono su via D’Amelio, compresi Ilda Boccassini e Nino Di Matteo, oltre a ex ministri fra i quali l’ex capo del Viminale Vincenzo Scotti e una lunga lista di funzionari. In mezzo, pile di fascicoli anche polverosi dagli archivi di Aisi (l’ex Sisde) e Dis, ai quali sarà chiesto accesso su atti e informative con il focus puntato al periodo fra il 1992 e il 1994.

A tamburo battente fin da settembre: deciso il 18 luglio di 26 anni dopo la strage che costò la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta, alla luce delle motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater che ha fatto espresso riferimento a inquinamenti investigativi con gravi responsabilità di gente dello Stato, servizi segreti e vertici istituzionali.

Fino a quando non sveleranno i veri fatti di depistaggio dello Stato, la giustizia avrà sempre la g minuscola.