198° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELL’ARMA DEI CARABINIERI. IL DISCORSO DEL COMANDANTE PROVINCIALE DI AGRIGENTO

Si sono svole le celebrazioni del 198° anniversario della fondazione dell’Arma dei carabinieri. 

Ecco il discorso del Comandante provinciale, colonnello Loggia.

Ufficiali, Marescialli, Brigadieri, Appuntati e Carabinieri, è per noi motivo di orgoglio e di soddisfazione la presenza, qui, oggi, delle massime autorità civili, religiose e militari della provincia e di eletti esponenti del mondo della cultura, della scuola, del lavoro e della stampa. Una presenza – tanto più significativa quanto più austera vuol essere questa cerimonia – per la quale esprimiamo gratitudine e l’assicurazione che, anche da tanto consenso, sapremo trarre nuova linfa e nuovo stimolo. Una presenza, quella del Sig. Prefetto, dei rappresentanti della Magistratura e dei vertici delle altre FF.PP. (nominare Questore e C.te Prov. GdF), che voglio rimarcare a testimonianza di una vicinanza e di un afflato frutto della comune dedizione nell’incessante lotta contro ogni forma di criminalità, diffusa od organizzata, che offende questa terra ed i suoi figli più onesti.

Ai rappresentanti dell’ANC che qui, stretti intorno alle Bandiere delle loro Sezioni, sono venuti a sottolineare la loro inalterata adesione ai Valori di sempre e la solidarietà verso i commilitoni in servizio, il mio abbraccio fraterno. Ai delegati della rappresentanza militare di Base di questa provincia, il cui contributo di azione e di pensiero non è mai venuto meno nell’interesse del singolo carabiniere e di tutti, il mio saluto e il mio ringraziamento. A Voi Carabinieri, che qui rappresentate i quasi 900 colleghi che servono con fedeltà ed onore nell’ambito di questa provincia, giunga la mia fierezza di Comandante. In questa suggestiva cornice del nostro passato che, grazie alla disponibilità della Sovrintendenza e della Direzione del Parco della Valle delle Templi, ospita il 198° anniversario della fondazione della gloriosa ed insostituibile Arma dei Carabinieri, di fronte al garrire del nostro Tricolore, potrebbe raggiungermi la tentazione di attingere alle immagini della nostra Tradizione e dei nostri Miti.

Immagini di cariche a cavallo, di sciabole, di tappe del risorgimento, di selve e di briganti, di uniformi in grigio-verde e di fili spinati, di crepitii, di urla, di rosso e di tanto azzurro sulle cime, negli altipiani, nelle valli di molte terre lontane… Ma oggi, che la realtà si affaccia in tutta la sua durezza, il ricorso a quelle immagini, come disse in una analoga occasione il Gen. Carlo Alberto dalla Chiesa, potrebbe essere percepito come oleografia lontana, come una citazione velata dalla sufficienza e dal distacco dalla realtà. Ecco perché, mentre ci univamo idealmente intorno al ricordo dei nostri caduti, il pensiero è corso ai tanti monumenti d’Italia dedicati ai Carabinieri. Tra questi ve n’è uno, in particolare, che li riassume tutti: quello di Torino.

In quel monumento, alla cui realizzazione hanno contribuito tutti i comuni d’Italia, da oltre 80 anni sul podio sono riassunti i principali compiti dell’Arma e le circostanze nelle quali tali compiti hanno incontrato la sofferenza, la realtà, la STORIA. Al di sopra, sul pilastro, un imponente gruppo scultoreo idealizza il Giuramento alla Patria. Ogni sforzo, ogni impegno quotidiano dei Carabinieri a salvaguardia del civile e pacifico convivere è figlio di quel solenne Giuramento e della nostra STORIA. (CITARE EPISODIO TERREMOTO MESSINA RIPRESO SUL BASAMENTO e poi richiamo sino a quello dell’Emilia Romagna). Ed è alla storia quindi che io mi rivolgo mentre richiamo alcune verità legate al nostro passato recente e al nostro presente. Risponde ad una verità che la nostra Costituzione ha tra i Suoi artefici più autentici i 2735 Ufficiali, sottufficiali, appuntati e carabinieri caduti e i 6521 feriti. E per primi: i nostri martiri di Cefalonia, delle Fosse Ardeatine, di Fiesole, di Torre di Palidoro (RICHIAMARE UN EPISODIO DELLA RESISTENZA CON PROTAGONISTA L’ARMA). Risponde ad una verità che i1 5 giugno 1975 il tenente Umberto Rocca, comandante della compagnia di Acqui Terme (AL), dopo aver celebrato la ricorrenza del 161° anniversario dell’Arma, riprende l’attività di servizio con il Mar. Cattafi, l’App. D’Alfonso e l’App. Barberis… (RICHIAMARE SINTETICAMENTE L’EPISODIO). Una lapide risponde ad una verità.

Quella che poco più di due mesi fa, d’intesa con l’amministrazione comunale di Agrigento, abbiamo posto presso la caserma dell’Arma di Villaseta a ulteriore imperituro ricordo del M.M. Giuliano GUAZZELLI – M.O.V.C. alla memoria – a vent’anni esatti dal suo assassinio decretato ed eseguito dalla mafia, così come risponde ad una verità che tanti altri amministratori locali, tante autorità anche scolastiche, su tutto il territorio nazionale, siano giunte a promuovere l’intitolazione di strade, piazze e scuole ai nomi di martiri dell’Arma, affinché la storia sopravvivesse alla tradizione, perché tutti sapessero che si può trovare la gioia nel solo dovere compiuto, che si può dare senza calcolo purché la Collettività sopravviva, perché sopravvivano i Valori della nostra Democrazia. Risponde ad una verità, infine, l’impegno quotidiano dei bravi Comandanti di Stazione. Questi Comandanti di Stazione che, da sempre, incarnano l’essenza della nostra Istituzione. Quelli che la letteratura ci ha tramandato come i “patriarchi della tribù”, che la cinematografia vuole “difensori della Legge” nei luoghi più sperduti del Paese e che, da sempre, lavorano nell’ombra e nella modestia. Ma che invece, da sempre, allevano e preparano generazioni di carabinieri all’amarezza e alla macerazione della vita quotidiana, alle fatiche fisiche e morali di una vita informata al solo spirito di servizio, perché sappiano cos’è l’amore per l’indifeso e possano diventare uomini anche quando l’anagrafe li vuole ragazzi. Questi Comandanti di Stazione capaci di ascoltare con pazienza, di mediare, di compensare, di leggere in anticipo e disinnescare ogni situazione pericolosa e ogni disagio sociale in grado di evolvere, che oggi possono affrontare un uomo disperato e domani aiutarlo a trovare un lavoro onesto, un tetto, un conforto. Q

uesti Comandanti di Stazione che oggi sono qui, sul fianco dello schieramento, affinché a loro vada, insieme ai loro Ufficiali, il ringraziamento dell’Arma e il mio plauso più convinto, unitamente alla rassicurazione che, per ciascuno di loro, anche per colui che si sente più lontano e più esposto, esiste una comunità che lo sostiene, che lo idealizza, che lo ama! Forti di queste verità, amatissimi Carabinieri, al di là dei consuntivi operativi di rito – dei quali comunque siamo fieri (citare solo i 620 arresti e le 4200 dpl), ma che voglio risparmiare nel dettaglio ai nostri ospiti – Voi combattete la violenza e le sue declinazioni, Voi respingete la prepotenza e la soverchieria verso gli inermi, Voi sapete confermare ogni istante della vostra giornata il Giuramento solenne che avete prestato… Perché sopravviva l’umano convivere, perché una famiglia respiri, perché un’impresa non venga strozzata, perché nessuno, vinto dalla paura, possa più sostenere di “non sapere”, di “non immaginare”, di “non vedere”.

Ma oltre ogni cosa è la fiamma della nostra devozione, è la tensione della nostra coscienza, è la volontà saldissima di essere d’esempio ai nostri giovani, per vederli crescere in una società diversa e migliore, dando loro la certezza di una vita retta, costruita sul sacrificio ma fondata sul merito, nel solco divenuto indelebile della legalità e del dovere… “Nessuna organizzazione può vivere senza un’anima, cioè senza un senso chiaro del proprio scopo e del nesso tra questo ed il criterio della propria azione quotidiana, senza essere persuasa di quelli che devono essere i propri valori ed il proprio senso. E tutte queste cose non si inventano, sono frutto di una STORIA”.

 

Nella seconda foto, l’elenco dei militari premiati

Archivio Notizie Corriere di Sciacca