1 MAGGIO…COSA SI FESTEGGIA DAVVERO?

Nella festa del primo maggio, riceviamo il contributo del consigliere comunale Simone Di Paola. Una considerazione che condividiamo.

Di Simone Di Paola

Mi chiedo, e non senza amarezza, se abbia ancora un senso festeggiare oggi la festa del lavoro.. Ha infatti un senso celebrare con balli e canti qualcosa che non c’è? Ha davvero un senso celebrare il 1° Maggio nella terra con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, nonché di mortalità delle aziende?

Ha un senso celebrare il primo Maggio, in un tempo di autentica disperazione sociale? un tempo nel quale milioni di padri e di madri di famiglia vengono privati, non solo della possibilità di sostentare la propria famiglia con un lavoro decoroso e sicuro, ma addirittura privati di quel senso di dignità e di amor proprio, che soltanto la certezza di un’occupazione stabile può dare?

Ha un senso celebrare il 1° Maggio in un paese nel quale non soltanto non si arresta, ma anzi cresce con dimensioni impressionanti, la fuga dei nostri cervelli più giovani e brillanti, che vogliono vivere il proprio genio in piena libertà e che non ci stanno a costruirsi un futuro in un paese dove il merito non viene mai premiato e dove per mettere a frutto i grandi sacrifici fatti sui libri l’unica alternativa è quella di dover fare ore ed ore di anticamera ed in ultimo prostrarsi ai piedi del politico o del “barone” di turno, perché queste sono le regole del gioco e nessuno ha mai saputo o voluto cambiarle?

Ha un senso celebrare il 1° Maggio in un tempo nel quale una larghissima porzione di italiani, statistiche alla mano, ha perso ogni illusione e aspettativa nel futuro? un tempo nel quale una quantità inquietante di imprenditori alla canna del gas, piuttosto che di lavoratori disperati, nel nostro paese non trova altra via ai propri drammi che togliersi la vita, magari dandosi fuoco dinanzi le sedi di Equitalia, tragicamente identificata come il simbolo di uno Stato nemico, che non salvaguarda, ma che anzi mortifica i più elementari diritti di un popolo e di un paese che voglia dirsi civile e moderno?

Ha ancora un senso il 1° Maggio in Italia? L’Unica risposta che so darmi, mosso più da sentimenti di speranza e di fiducia nel futuro che da elementi di certezza, è ancora si: ha un senso celebrare il 1° Maggio in Italia, a condizione però che cambi radicalmente lo spirito con cui lo si festeggia.

Insomma, il 1° Maggio non può più essere la celebrazione di un rito vuoto di significato, che si deve festeggiare perché si deve fare, perché così è stato e così sarà sempre.. questo tipo di 1° Maggio non serve più a nessuno! E non ha nemmeno più un senso, a Roma come a Sciacca, pensare che il 1° Maggio debba limitarsi a “megaconcertoni” di piazza, così magari per qualche ora ci dimentichiamo dei nostri guai e affoghiamo nella buona musica e magari in qualche boccale di birra i nostri dispiaceri…al punto in cui siamo li considero solo soldi buttati al vento! Il 1° Maggio deve invece tornare ad essere un momento di riflessione seria ed attenta su quanta distanza il tempo e la mala politica abbiano messo fra il paese reale, con i suoi guai, le sue inquietudini ed i suoi drammi e gli alti precetti dei nostri padri costituenti, i quali – non a caso – all’articolo 1 della nostra Costituzione hanno fondato la nascente repubblica, non su vaghi concetti religiosi o su vuote idealità, ma addirittura sul lavoro, inteso come principio e fondamento di un paese civile e moderno: questo è lo spirito che dobbiamo ritrovare se davvero vogliamo dare un significato all’1 Maggio.

Il 1° Maggio deve diventare, non più festa del lavoro, ma invece “festa del DIRITTO al lavoro”, da pretendere e garantire ad ogni costo e non solo sui palchi delle campagne elettorali. Se davvero saremo in grado di far questo allora avrà ancora un senso continuare a celebrare questa data con tutti gli onori che essa merita.

Ed allora, per l’anno prossimo, dal Sindaco della Città e dal buon Assessore Monte mi aspetto, non più balli e canti in Piazza Angelo Scandagliato (o almeno non solo quelli!) ma anche e soprattutto momenti di confronto e di riflessione, non certo vuote passerelle, che mettano insieme imprenditori, lavoratori, istituzioni e sindacati nel definire ed immaginare un percorso di condivisione e di concertazione di idee e proposte sulla questione che dalle nostre parti è considerata l’unica vera priorità da affrontare e risolvere insieme.

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